QUALE CHIESA ? – Domenica 19 Maggio 2013

pentecosteDal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-16.23-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. 
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

            QUALE CHIESA ?

            Non c’è festa migliore per capire il vero significato della Chiesa. Ma … quale Chiesa oggi siamo chiamati a realizzare ? La festa delle celebrazioni cultuali o quelle delle manifestazioni di massa ? La festa dei sermoni o quella delle sole preghiere pronunziate bene e secondo le strette regole indicate ?

La Pentecoste era una delle tre feste agricole che il popolo di Israele celebrava. Era la festa degli azzimi, di Pasqua, la festa della mietitura o delle settimane, alla fine del raccolto del grano, ed è chiamata Pentecoste, che in greco significa cinquanta giorni dopo la festa della Pasqua, e infine la festa del raccolto o delle capanne.

Questa festa da agricola poi assunse un significato religioso importante poiché si commemorava e si ringraziava il Signore per il dono della legge sul monte Sinai.  Proprio nel giorno in cui la comunità giudaica celebrava il dono della legge, si avverte l’irruzione dello Spirito nella piccola comunità dei credenti in Gesù.

Mentre Mosè, impose un’alleanza servi e il Signore basata sull’obbedienza alla legge, Gesù, offre e propone un’alleanza tra figli e un padre, non più basata sull’obbedienza alle sue leggi, ma sull’accoglienza e la pratica del suo amore.

Si comprende così che è l’amore che determina il volto della Chiesa. Non è una questione di norme, ma di gesti da attuare e di proposte da fare.

La pentecoste è il momento in cui i cristiani, con il dono dello Spirito, sono responsabilizzati ad essere una comunità nuova. Una comunità non schiava di qualcuno e sottoposta a norme restrittive, ma creativa e pronta ad inventarsi come realizzare l’amore di Dio in ogni circostanza di vita.

Per attuare tutto questo è necessario un passaggio: dalla chiesa dei palmipedi alla comunità dai voli alti. Se non saremo in grado di compiere delle scelte di missione per andare incontro agli altri; se non saremo accoglienti e disponibili; se ci limiteremo a rimanere arroccati sul nostro denaro e non riusciremo mai a fare le scelte a favore dei più sfortunati, le nostre chiese resteranno nell’aia. Saremo solo in grado di sguazzare e arrovellarci tra letame e acqua sporca.

Se vogliamo volare in alto, non abbiamo che da fare esattamente il contrario. Più la chiesa sarà semplice, povera e alla ricerca di tutti, più sarà in grado di trasmettere Gesù anche a chi non lo conosce o lo ha dimenticato.

 

Il direttore

Don Antonio Ruccia

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