QUANTO UN GRANELLINO DI SENAPE – Domenica 3 Ottobre 2010

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

QUANTO UN GRANELLINO DI SENAPE

Gli apostoli chiedono a Gesù che gli aumenti il peso della fede. Sembra essere qualcosa di lecito visto i vari tentennamenti degli stessi. Non certamente possiamo parlare di solidità della fede durante il naufragio del lago di Tiberiade, né c’è un’attestazione d’identità cristica dinanzi alla serva da parte di Pietro nel Pretorio, mentre Gesù stava per essere “tradotto” (consegnato) alla morte. Una debolezza che si riscontra anche nella pesca miracolosa post-pasquale, quando confondono il Maestro con un fantasma e nelle varie difficoltà ad accogliere le novità che Gesù propone agli Ebrei che ponevano il loro credo nella stretta tradizione ebraica.

La fede non è qualcosa di psicologico o un atteggiamento da acquisire. Non è un semplice fidarsi tanto da essere obbediente ad un “ideologo” di stampo religioso. La fede non è una filosofia peripatetica, ma è un cercare e un ricercare il come vivere e attualizzare il messaggio d’amore proposto da Gesù.

Il peso della fede è paragonato ad un granellino di senape. E’ difficile pensare che il tutto possa essere paragonabile ad un granellino inafferrabile. In realtà la fede, per tanti è inafferrabile perché si ha poca fiducia nell’amore che Gesù riversa nei nostri confronti e allora … si ricercano soluzioni alternative finendo nel precipizio del nulla e a volte in una dimensione antiumana.

La fede, invece, è il servizio della gratuità e dell’amore. Se realmente non ci porremo nella logica della disponibilità e della gratuità, non riusciremo ad avere fede. La fede è un continuo cercare e ricercare, a partire dalla parola evangelica di Gesù, come mettersi a disposizione di tutti e soprattutto come collocarsi dalla parte di chi non è amato. Servire è concretizzare le parole e soprattutto non pensare di distaccare il dire dall’agire. Non è una questione legata ad una retribuzione o ad una soddisfazione di sacrifici. Non è un elencare le preghiere o un biascicare parole, ma un prendere posizione dalla parte di chi non conta nulla e di chi è un nulla nella vita nel nome di Gesù. Inoltre la fede richiede che ci sia un itinerario dei singoli svolto insieme con gli altri. Qui il cristiano diventa comunità e qui le scelte non sono mai personali e convenevoli.

Il peso della fede è dar peso alla fede con la piena disponibilità all’esperienza di una comunità che si fa piccola e si mette a disposizione degli altri.

Il direttore

Don Antonio Ruccia

Web developer Giovanni Caputo