ADVOCACY
“Rendi giustizia all’infelice e al povero“”
Il team dell’advocacy ha da qualche tempo acquistato una considerevole centralità all’interno del mondo Caritas pur non trattandosi di una novità assoluta in quanto advocacy vuol dire «stimolare l’azione delle istituzioni civili e un’adeguata legislazione», in collaborazione con altri organismi ed enti sia civili che ecclesiali, come è richiamato nel nostro Statuto.
La novità è però quella di aver strutturato, dal 9 novembre 2024, presso la Caritas diocesana, un Team a ciò dedicato coordinato da Vito Angiulli e di cui fanno parte Nicoletta Contò, Vanni De Giosa, Marco Di Ciano, Massimo Melpignano, Vito Micunco, Francesco Minervini e Maurizio Moscara.
Il Team ha la finalità di stimolare, presso le comunità della diocesi, la consapevolezza del fatto che, oltre a intervenire nell’immediato, in chiave curativa, si debba agire anche in un’ottica preventiva sulle cause della povertà, per riallineare gli inaccettabili squilibri generati dalle disuguaglianze economiche e sociali, secondo il monito di Papa Francesco durante la celebrazione conclusiva dell’ultima Settimana sociale:
«L’assistenzialismo è nemico della democrazia e nemico del prossimo». Il nostro impegno sui territori, così come a livello nazionale, europeo e internazionale, deve quindi mirare a realizzare la giustizia e a rendere concreta la democrazia: per farlo occorre essere portavoce di chi non è in grado di difendere i propri diritti in uno scenario che oggi è divenuto molto complesso. Le sfide poste dalla transizione climatica e digitale, gli smottamenti geopolitici e i tanti fronti bellici aperti, con le annesse emergenze umanitarie, i problemi di welfare e sostenibilità economica dei sistemi di protezione sociale che interessano il nostro paese, all’interno anche dell’unione europea; insomma, i cambiamenti della realtà socio-economica e del quadro normativo nazionale ed europeo rendono necessario aggiornare l’azione di advocacy svolta ai diversi livelli dalle Caritas, in modo da renderla «adeguata ai tempi e ai bisogni» e, dunque, fruttuosa.”
Il Team si propone di stimolare le istituzioni comunali in Bari e nell’Area Metropolitana della Diocesi verso azioni utili a prevenire il disagio e la povertà, nello stile prefigurato da Don Tonino Bello con il “Samaritano dell’ora prima”.
Il Team, di recente costituzione, ha avviato un duplice livello di attività:
- L’elaborazione di una strategia di presenza/comunicazione per interloquire con le Istituzioni
- La definizione di un metodo per l’ascolto dei bisogni delle comunità territoriali
ritenendo importante, vista l’esposizione pubblica che tali attività comportano, che le proprie iniziative siano connotate da attenzione a mantenere “indipendenza e distanza da ogni partito/movimento politico” senza che però ciò comporti una mancanza di coraggio nelle denunce pubbliche.
Il Team, in sintonia con il proprio Direttore, si pone l’obiettivo di stimolare le comunità territoriali della Diocesi (quartieri), attivando per il tramite delle Vicarie “team territoriali di difesa civica”, che assolvano alla funzione di ascolto del bisogno “espresso” ed “inespresso” del territorio, elaborazione di progettazione sociale condivisa e difesa dei diritti trascurati dalle istituzioni espletando la funzione, pur prevista dal legislatore, di “difensore civico”, poi soppressa dalla stessa normativa per meri motivi economici. Esperienza di successo nei Paesi del Nord Europeo.

DARE VOCE PER CREARE CAMBIAMENTO
Accogliere, proteggere, promuovere e integrare non sono compiti che la Caritas realizza da sola: richiedono di coinvolgere tutta la comunità e di interagire con le istituzioni. Ecco perché un pilastro fondamentale dell’azione di Caritas è l’advocacy, un impegno costante di animazione e stimolo sociale.
Nel proprio Statuto (art. 3) Caritas definisce così questa missione: “stimolare l’azione delle istituzioni civili e una adeguata legislazione”, che non escluda e lasci indietro gli ultimi.
Fare advocacy per Caritas significa portare all’attenzione della società e della politica le istanze dei poveri, dei migranti, dei vulnerabili, affinché nessuno sia dimenticato.
Va sottolineato che l’approccio Caritas non è solo di denuncia delle ingiustizie. Certo, la denuncia profetica di ciò che non va – dalle violazioni dei diritti umani alle carenze nell’accoglienza – è doverosa. Ma accanto a questa voce critica, Caritas opera in modo costruttivo: costruisce reti e relazioni, promuove cultura e accompagna le persone nel concreto. In altre parole, il suo è un “no” alle ingiustizie unito sempre a un “sì” propositivo a nuove soluzioni.
L’advocacy non è dunque una rivendicazione astratta, bensì una «promozione integrale della persona» che spesso comporta lavorare insieme ai servizi pubblici, tessere collaborazioni sul territorio e sostenere decisioni che tutelino i più deboli.
La carità guida questo cammino, ricordandoci che l’unica via percorribile è quella della fraternità che ci chiede di riconoscere l’altro come parte di noi stessi. La carità ci spinge a creare comunità inclusive, in cui nessuno venga lasciato indietro, e ci chiama al dovere di “farci prossimi”, di prenderci cura gli uni degli altri con la stessa premura che riserviamo ai nostri cari.
Questo stile pedagogico e partecipativo si traduce in tante iniziative che invitano all’incontro. L’advocacy Caritas è dunque fatta di relazioni: con le istituzioni, con le altre associazioni, con le comunità locali.
(dall’intervento di don Marco Pagniello, Migramed, Salerno, 23.6.2025)
