Omelia Arcivescovo Cacucci in occasione della festa di San Nicola

Riportiamo di seguito l’omelia che il nostro Padre Arcivescovo ha tenuto in occasione della festa di San Nicola lo scorso 6 dicembre. Ci pare una buona occasione per prepararci al Natale maturando atteggiamenti di fede-speranza-carità.

 

 

OMELIA DI MONS. FRANCESCO CACUCCI

6 DICEMBRE 2013 – FESTA DI SAN NICOLA

Andiamo con gioia incontro al Signore. Le parole del salmo che risuonano in questo tempo di avvento, ci aiutano a vivere anche la solennità  di San Nicola.

Andiamo con gioia incontro al Signore. E così mi sembra che andiamo tutti e voi, carissimi fratelli e sorelle, che in questo giorno della solennità del nostro patrono, vivete una sorta di precetto natalizio. Così mi sembra, perché questo giorno è vissuto, soprattutto dai baresi, ma anche da quei pellegrini che giungono qui per venerare il nostro santo, e’ vissuto come un momento di grazia, un momento di incontro col Signore, con il sacramento della riconciliazione, con la partecipazione all’Eucarestia.

Ecco perché mi piacerebbe sempre considerarlo, questo momento e questa solennità, come il precetto natalizio dei baresi.

Camminiamo verso il Signore che viene, andiamo con gioia incontro al Signore.

E questo lo facciamo con una fede profonda, con desiderio di fede profonda. Quella fede che e’ stata richiamata nelle letture che abbiamo ascoltato e soprattutto nel brano di Giacomo. E la fede che cos’è, secondo la sottolineatura che ha fatto Papa Francesco nella sua prima enciclica sulla fede, Lumen Fidei,  la luce della fede? Ha detto: “chi crede vede e chi vede vede la luce che c’aiuta a  percorrere la strada”. Qual è la strada? Gesu’ risorto. Lui illumina il nostro cammino. Allora noi viviamo con un atteggiamento profondo di fede questa solennità; una fede che ci aiuta ad accogliere il Signore Gesù, con l’aiuto del nostro patrono San Nicola. E ancora una volta ci viene incontro papa Francesco che, nell’omelia della messa Crismale di quest’anno, ha detto che l’olio che ha profumato il capo di Aronne scende non solo lungo il suo corpo, ma raggiunge le periferie. E noi, ben sapete voi della comunità diocesana di Bari, ben sapete che noi dedichiamo quest’anno, dopo l’anno della fede che abbiamo concluso in questi giorni, con inizio del nuovo anno liturgico, celebriamo un anno aperto alla speranza. Alla speranza che viene dal Signore Gesù, che si china su di noi. Lui, il Dio che si fa uomo, che come vediamo in questo tempo dell’avvento, raggiunge la periferia della nostra umanità, si piega nelle periferie della nostra umanità perché, come ancora una volta ha sottolineato il papa, le periferie non sono solo un luogo geografico, un luogo territoriale. Lo stiamo ripetendo in questo periodo, lo sto sottolineando durante tutte le visite  pastorali: la periferia e’ ogni uomo, ogni uomo che si apre al desiderio della luce, della luce e della salvezza e noi siamo chiamati a vivere seguendo Gesù, imitandolo, diventando una sola cosa con Lui. Ma come vivere questo incontro e questa tensione verso le periferie? Viverlo col cuore del santo vescovo di Mira, Nicola. Lui che da sempre e’ stato definito come il santo della carità, dovunque ; il santo della carità. Come lui si è piegato verso le periferie dell’umano? Quali sono questi episodi che noi ben conosciamo e che ci devono aiutare a comprendere le parole  dell’apostolo Giacomo: “la fede senza le opere è morta”. Una fede senza carità non è fede, come una carità non illuminata dalla fede rischierebbe di diventare un sottile egoismo. Fede e carità, queste due virtù che noi abbiamo ricevuto fin dal giorno del nostro battesimo. Come si è piegato lui, prima ancora che fosse eletto vescovo della chiesa di Mira? Nella sua cittadina di Patara, lui si è piegato verso le periferie di una umanità  dolente. Le tre realtà che manifesta  nel suo desiderio di donare, a coloro che sono nel bisogno, le sue ricchezze; questi tre sacchetti d’oro che sono sul Vangelo e che da sempre accompagnano l’iconografia di San Nicola, indicano il desiderio di piegarsi su questa umanità dolente di queste tre fanciulle che, in estrema povertà, vengono orientate verso una vita malsana, verso la prostituzione. Come noi non dobbiamo oggi pregare per tutte quelle creature che nel mondo, intorno a noi, vivono  segnate dalla miseria, dallo sfruttamento? Nella nostra chiesa locale, ben sapete, ci sono delle suore, una comunità di suore che si dedica, nel silenzio e  nella discrezione, a loro. Ma questa carità deve partire da queste periferie della storia. E qual è l’altro aspetto che poi accompagna da sempre San Nicola come santo dei bambini? Proprio in riferimento a quel miracolo che lo ha visto protagonista per far risorgere delle creature vittime anch’essi dell’egoismo degli adulti. Non sono forse anche oggi periferia i piccoli? Noi adulti siamo proprio capaci di piegarci verso di loro -come spesso ho ripetuto- di perdere tempo con loro, di saper giocare con loro? Non sono queste delle periferie della nostra umanità che noi abbiamo bisogno di incontrare, verso cui piegarci?

Andiamo al mondo della giustizia. Negli episodi che caratterizzano la vita di San Nicola, come è intervenuto decisamente per salvare tre soldati innocenti che stavano per essere condotti al supplizio, innocentemente. È intervenuto, intervenuto duramente, ma in un modo efficace. Non ci pare che esistano tante periferie legate a coloro che sono vittime di una società ingiusta e di una giustizia non giusta, anche nella nostra società? Abbiamo una sensibilità noi, come popolo di Dio, di creare una vita nuova. Non basta soltanto denunciare. Ognuno di noi deve, nell’ambito della propria vita, vivere il rispetto della legalità. Quando questo diventerà patrimonio comune, saremo in grado di incidere quelle periferie della nostra società che esprimono le vittime della giustizia. E, come oggi spesso si ripete, anche di coloro che, pur avendo commesso dei reati, sostanzialmente e ingiustamente, vivono anche una situazione carceraria. Tutti sono aspetti che devono renderci pensosi e farci vivere anche questo tempo di avvento, consapevoli della responsabilità che non riguarda solo i politici o i magistrati, ma che riguarda tutti noi e che richiede da tutti noi un’attenzione sempre più vigile. Pensiamo a come è necessario che, in questi giorni, noi consideriamo la figura del vescovo di Mira, per noi, come punto di riferimento per incrementare la nostra fede, per vivere la nostra carità e la nostra attenzione alle periferie del mondo, della nostra società, anche a quelle meno conosciute.

Ma San Nicola è anche il santo della comunione e dell’unità dei cristiani. La presenza vostra, carissimi fratelli, è una presenza che c’onora, ed è una presenza che richiama l’esigenza di camminare più decisamente verso l’unita’ dei cristiani.  Il sentirvi  a casa vostra, anche nella vostra Bari, per poter vivere la vostra fede anche attraverso le celebrazioni liturgiche, è il segno di un desiderio comune che abbiamo di percorrere la strada che ci conduce alla vera luce che è Cristo. Ed è tanto importante che sempre più, come baresi, abbiamo la consapevolezza che la venerazione di San Nicola, ancora oggi, è vivissima nel mondo. In questi anni, anche col priore della basilica, sono

stato invitato nella Polonia e, tra Bari e la Polonia, attraverso la figura di Bona Sforza, esiste una sorta di gemellaggio storico. La venerazione in quella nazione di San Nicola -siamo stati a  Stettino, ultimamente, nella diocesi di Legnica- voi non immaginate quanto il riferimento a San Nicola  sia vivo, forse ancor più vivo che da noi. Questo ci deve aiutare a sentire una fraternità più viva con questa nazione che vive la sua fede cattolica in un modo esemplare, che può aiutare anche noi,  in una dimensione di secolarizzazione avanzata, aiutare anche noi ad approfondire la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.

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